Moneta unica e differenziali di inflazione: nel 1999 Prodi diceva che…

Stessa moneta per tutti ma risultati economici diversi, soprattutto per l’obiettivo cardine del “sistema euro” ovvero la stabilità dei prezzi. Prima di analizzare oltre vent’anni di dati sull’inflazione, partiamo con una dichiarazione di Romano Prodi datata 21 giugno 1999 e pubblicata da Radio Radicale.

Ecco qui l’estratto audio (min 6:12 – 8:17) e la relativa trascrizione, buon ascolto e/o lettura.

Ieri Padoa Schioppa sul Corriere ha fatto un articolo in cui, tra le altre cose estremamente sagge, ne aggiungeva una. Dice: noi abbiamo avuto un’inflazione molto bassa l’anno scorso, soltanto del 2%, però i nostri concorrenti europei l’hanno avuto in media dell’1%.

Attenzione se noi continuiamo ad andare avanti così nel tempo, i nostri costi, in pochi anni, divergono da quelli degli altri paesi europei e noi non riusciamo PIÙ a stare nell’Euro!

Sono riflessioni estremamente elementari, da non prendere in modo angosciante perché abbiamo tempo, ma grandissime! È chiaro che anche un solo punto di divergenza l’anno è una tragedia, se dura nel tempo.

Quindi noi dobbiamo essere estremamente attenti a una ripresa della produttività, a mettere tutta la società in tensione perché questo avvenga. Altrimenti noi fra 3 o 4 anni troviamo che l’Italia diventerà un luogo di fuga, perché i costi non terranno più.

Cioè siamo entrati nell’euro in condizioni molto buone, tranquille, direi con un cambio decente, no? Tutto sommato. Però se perdiamo un punto all’anno di competitività, in pochi anni noi siamo FRITTI, veramente siamo FRITTI.

Ecco perché il problema dell’euro è una grande sfida, è una grande opportunità, è una grande occasione. MA se noi non cambiamo in modo RADICALE, se noi non cambiamo in modo radicale, evidentemente il discorso dell’Euro diventa un discorso che, invece della nostra grande occasione, può anche diventare la nostra CONDANNA.

Ripeto abbiamo tempo, basta che ce ne accorgiamo in fretta, che dobbiamo comportarci in modo più “virtuoso” di tutti, ma lo dobbiamo assolutamente fare. Queste sono le riflessioni che riguardano Italia ed Europa.

In condizioni di sovranità monetaria piena il recupero di competitività, verso i nostri concorrenti (non partner), sarebbe avvenuto attraverso l’aggiustamento del tasso di cambio, ossia una svalutazione. Ma avendo la stessa moneta ciò non si può più fare.

Prodi era perfettamente consapevole di questo e, che alla lunga, questo ci avrebbe mandato in crisi, anzi alla “condanna“. L’ennesima dimostrazione, qualora ce ne fosse bisogno, della malafede di quelli che ci hanno portati in questa gabbia.

I DATI DELL’INFLAZIONE

Ecco come promesso l’evoluzione dell’inflazione armonizzata annuale (HICP), che è quella migliore per le comparazioni internazionali, prendendo come punto di partenza il 1996, ossia il rientro nello SME (sistema monetario europeo) avvenuto durante il governo Prodi.

FONTE: Eurostat – HICP annual data (anno di riferimento spostato al 1996)

Prese le prime quattro economie dell’eurozona, è evidente come sin da subito Spagna e Italia perdano competitività rispetto a Francia e Germania. Dal 2005 ad oggi l’inflazione aggiuntiva dell’Italia rispetto alla Germania variava fra il 9% e il 15,5% (2012), ed era del 9,9% nel 2022.

Quelli erano i dati “cumulati”, vediamo ora le medie suddivise per periodo: il ritorno nello SME e la preparazione del lancio effettivo (1997-2001); il corso legale dell’euro e prima della crisi dei subprime (2002-2007); la doppia recessione (2008-2013); la lenta ripresa (2014-2019) e infine i giorni nostri delle crisi pandemica ed energetica (2020-2022).

FONTE: Eurostat – HICP annual data

Anche qui appare evidente che, nel medio periodo, Italia e Spagna erano nettamente svantaggiate rispetto a Francia e Germania. Tutto questo presentò il conto nella crisi del 2012-13, con la disoccupazione dei Paesi periferici che toccò “vette” mai sperimentate prima.

E fu così che “grazie” (si fa per dire) a milioni di disoccupati finalmente i differenziali di inflazione italiani e spagnoli divennero inferiori di quelli francesi e tedeschi, come si vede nel periodo 2014-19. È notorio che la capacità di spesa, di chi è disoccupato, rasenta lo zero e l’inflazione dunque si adegua al ribasso.

In tempi più recenti la Germania continua ad avere l’inflazione media più alta, ma la strada del recupero della competitività perduta è ancora molto lunga. Sempre nell’ultimo triennio, la Francia se l’è cavata meglio dei suoi “concorrenti”, visto che dal punto di vista dell’autonomia energetica è più indipendente.

COME I DIRITTI SON STATI “FRITTI”

L’ultima considerazione è riguardo i “cambi radicali“, perché sempre durante il primo governo Prodi si diede il via alla stagione delle “precarizzazioni” con il pacchetto Treu del 1997. Ne seguirono altre – le più note sono: Legge Biagi, Legge Fornero e Jobs Act – con quali risultati oggi?

Che solo il 60% degli occupati può definirsi “standard”, ovvero tempo indeterminato full time oppure lavoratori indipendenti con dipendenti a carico. Lo ha certificato l’ISTAT in un suo recente podcast. Per il restante 40% si “tira a campare” e anche questo assicura la “stabilità dei prezzi”.

Insomma dopo oltre 20 anni possiamo acclarare che il “problema dell’euro” è stata la “nostra condanna“. E cosa va dire Romano Prodi in televisione nel 2023? Che è stato un “servo dell’Unione Europea” (video sotto).

Ora capite perché la moneta unica “andava fatta” contro ogni evidenza? Perché avevamo una classe politica di servi, di cui uno orgoglioso di esserlo…