L’euro compie 25 anni: la vuota retorica di servi e padroni

Il 1° gennaio 2024 la moneta unica compie un quarto di secolo, quando avvenne la fissazione del “tasso irrevocabile di cambio” e il lancio sui mercati finanziari internazionali. Gli euroinomani ovviamente esultano e continuano a ripetere le solite palle.

Prendiamo ad esempio il Sole 24 Ore, che lo scorso 29 dicembre ha pubblicato questo articolo con il titolo: “L’euro compie 25 anni, la vita spericolata di una valuta che ha reso più unita l’europa“. Mentre nel primo sottotitolo si legge: “Il 1° gennaio 1999 venne introdotta la moneta unica nei primi 14 Paesi“.

Dove questi signori vedano un’Europa più unita non si sa, è ormai arcinoto nella letteratura economica che l’euro abbia esacerbato le differenze fra i Paesi centrali e quelli periferici, con questi ultimi (Italia, Grecia, Spagna, Portogallo) che hanno vissuto i peggiori risultati economici della loro storia post seconda guerra mondiale.

E non si sa nemmeno secondo quale fonte i Paesi dell’eurozona originaria fossero 14 anziché 11. Non si tratta dunque di un banale errore di battitura, perché se avesse scritto 12 sarebbe già stato più tollerabile (non tutti ricordano che la Grecia prese formalmente parte nel 2001). Evidentemente parlano, anzi scrivono, nella migliore delle ipotesi a casaccio.

Non riesco poi a spiegarmi tutto questo entusiasmo del giornale di Confindustria, alla luce del fatto che l’Italia e il resto del sud Europa si siano deindustrializzati. Che poi è l’ovvia conseguenza di avere una moneta troppo forte, che ti manda i prodotti “fuori mercato” a vantaggio dei tuoi concorrenti (Germania in primis). Mistero della f€d€.

FONTE: OCSE – Total industrial production (anno base spostato al 1998)

PARLANO I PRESIDENTI

Invece nel blog della BCE, e ripreso anche dai media di tutti e 20 i paesi dell’area euro, compare un articolo a firma dei presidenti delle principali istituzioni UE (Von der Leyen, Lagarde, Metsola, Michel, Donohoe) che s’intitola: “Abbiamo creato l’euro 25 anni fa, L’UE è pronta a nuove sfide“.

Il pezzo comincia così: “La ragion d’essere dell’Europa è da sempre la possibilità di risolvere problemi che i Paesi non sarebbero in grado di affrontare da soli“. Tralasciamo l’irrilevanza in ambito geopolitico dell’UE (immigrazione, guerra) e concentriamoci su quella meramente economica, in quanto unico oggetto dell’articolo.

Il mantra “uniti siamo più forti”, che va avanti da decenni, si deve però scontrare con la dura realtà dei fatti. Infatti l’eurozona è da sempre l’area del mondo che è cresciuta di meno, specialmente dopo la crisi del 2008, dove l’assenza di tutti quei strumenti volti ad assorbire gli shock (uno su tutti il tasso di cambio).

FONTE: FMI – World Economic Outlook (October 2023)

Inoltre la moneta unica comprende degli irrazionali e illogici vincoli di bilancio (i tetti al deficit e al debito pubblico), così facendo creandoci tutti quei problemi di finanza pubblica che “da soli” non avremmo mai avuto. Del resto chi aveva mai sentito parlare di “spread BTP-Bund” prima del 2011?

I PRESUNTI BENEFICI

Nell’articolo della BCE si legge ancora: “L’euro ha semplificato la vita dei cittadini europei, che possono confrontare i prezzi, commerciare e viaggiare più agevolmente. Ci ha dato stabilità, salvaguardando la crescita e l’occupazione durante una serie di crisi.

L’affermazione sulla crescita è falsa, come abbiamo dimostrato prima, mentre quanto riguarda il lavoro ecco qui la serie storica sul tasso di disoccupazione. Anche qui il paragone con le altre economie avanzate è impietoso: l’eurozona fa sempre peggio anche nei momenti più favorevoli.

FONTE: FMI – World Economic Outlook (October 2023)

Inoltre, per via delle “riforme strutturali” applicati nei vari Paesi – specie quelli del sud Europa – si è avuto un’abbassamento quella qualità dell’occupazione, che significa: flessibilità (essere licenziati più facilmente), maggiore diffusione del precariato e compressione dei salari reali. L’abbassamento dai massimi dal 2013-14 è dunque una “vittoria di Pirro”.

Nonostante questa acclarata realtà la BCE scrive che: “Negli anni abbiamo dovuto affrontare sfide estremamente ardue, che hanno anche messo in questione il futuro stesso dell’euro. Ma ogni volta abbiamo reagito nel modo giusto“. E in effetti dal loro punto di vista è giusto, perché il loro mandato non prevede né la crescita né l’occupazione, ma solo la stabilità dei prezzi.

FONTE: Twitter/X – profilo ufficiale BCE

E ALTRI FALSI MITI

Da 25 anni a questa parte ormai è evidente che si cresce poco, che enormi sacche di disoccupazione continuano a essere non riassorbite, che è sempre più difficile ottenere il “posto fisso”, che i salari non sono all’altezza del costo della vita, che ci siamo deindustrializzati, che i risparmi si sono erosi, però almeno “non abbiamo inflazione” dicono gli euroinomani.

FONTE: FMI – World Economic Outlook (October 2023)

A guardare i risultati degli “altri paesi” (che l’euro non ce l’hanno) è evidente che le due linee, totale economie avanzate e Paesi eurozona, sono pressoché sovrapponibili ma solo l’eurozona spicca quanto a “macelleria sociale”.

Mentre l’ultimo biennio dimostra che basta una strozzatura dal lato dell’offerta e i prezzi schizzano in alto per tutti. Dunque tutte quelle tesi, alla base della moneta unica, secondo cui l’inflazione degli anni 70-80 erano dovuti a fenomeni monetari (es. la stampa di moneta) e che una “moneta forte” ci avrebbe protetto dai rincari energetici, si son rivelate fallaci.

Anche quest’ultimo tabù è stato sfatato dai fatti, inoltre c’è da dire che – contrariamente ai due precedenti citati shock petroliferi – l’inflazione degli ultimi due anni è stata completamente autoindotta dalla scelta dei paesi UE e Nato di fare l’embargo alla Russia per la questione Ucraina.

E senza i correttivi di 40-50 anni, uno su tutti l’indicizzazione di salari e pensioni, la perdita del potere d’acquisto si è tutta riversata sui lavoratori, contrariamente a quei tempi dove i salari reali crescevano, nonostante tutto, e i diritti di quest’ultimi erano ancora abbondantemente tutelati.

UNA MAGGIORE SOVRANITÀ PER CHI?

La BCE nell’articolo afferma pure che: “Oggi l’euro è una componente imprescindibile della nostra quotidianità; ci facilita la vita, ci offre stabilità e rafforza la nostra sovranità“.

Alla luce dei fatti enunciati prima è evidente che l’euro ci complica la vita (specie ai giovani costretti o a paghe da fame o a emigrare) non ci offre stabilità visto il sistema regge malissimo le crisi e non ci protegge da eventuali rincari energetici.

Però così saremmo diventati più sovrani perché a loro dire: “emettere la seconda valuta più importante al mondo rafforza la nostra sovranità in un mondo scosso dagli eventi. Non sorprende quindi che, dalla sua fondazione, l’area dell’euro sia passata da 11 a 20 paesi membri.

In che modo però non ci è dato sapere, visto che l’esperienza insegna che è la BCE a dettare legge agli Stati, e che quest’ultima fa gli interessi dei mercati finanziari. La realtà è dunque esattamente all’opposto.

Come dimenticare la lettera del 5 agosto 2011 di Trichet-Draghi dove si chiedeva austerità in cambio del loro sostegno ai titoli di stato italiani. Oppure quando nel 2015 la BCE chiuse i rubinetti alle banche della Grecia in modo da obbligare il loro governo a perseguire la “cura austerity” e per influenzare il referendum a riguardo in favore della Trojka.

Insomma dopo 25 anni pare che ai fatti si preferisca continuare la vuota retorica. Sono più di trent’anni, dalla firma di Maastricht, che i politici chiedono ai cittadini fare sacrifici nel nome di un prospero futuro che non è mai arrivato. La soluzione per loro ovviamente è “più sacrifici”.

Parafrasando l’articolo iniziale del sole 24 ore, più che “vita spericolata” l’euro sembra più un “io sono sono ancora qua, €h già“. Tutto ciò in un mondo che ha già dimostrato (e dimostra ancora) molta più vitalità dell’eurozona…