Il discorso di Mussolini su quota 90 (18 agosto 1926)

Dall’archivio de “La Stampa” riporto la trascrizione di un famoso discorso di Mussolini, quello di quota 90, pronunciato a Pesaro il 18 agosto 1926.

Il termine “quota 90” fa riferimento al cambio di 90 lire per una sterlina, un’operazione di rivalutazione (si partiva da circa 150 lire) fatta per puro prestigio e che portò il paese in recessione nel 1927.

Ecco l’articolo integrale, buona lettura.


Mussolini nelle Marche

Un discorso alla folla di Pesaro: « La lira che è il simbolo dei nostri lunghi sacrifici e del nostro tenace lavoro sarà difesa fermissimamente, a qualunque costo ».

Riccione, 18, notte. Durante il viaggio di ritorno da Cagli a Riccione sono state tributate all’on. Mussolini da parte della popolazione delle campagne, dei villaggi e delle città, calorose dimostrazioni. Il Primo Ministro ha dovuto sostare a Fossombrone, a Fano, a Pesaro dove, accogliendo l’invito dell’on. Riccardi, segretario della Federazione fascista delle Marche, è salito in Municipio ed ha pronunziato un discorso.

Il capo del Governo ha lodato la gente marchigiana, quadrata e proba, ricordando che durante quattro anni essa non ha chiesto nulla o quasi aI Governo fascista; ha elogiato il fascismo della provincia di Pesaro rimasto immune da piccole questioni.

« È sommamente grottesco — ha proseguito l’on. Mussolini — lo sperare di certi avversari i quali, non ancora convinti delle terribili lezioni della nostra storia, si nutrono di Illusioni che hanno la durata di fuochi fatui vaganti. Il fascismo non è soltanto un partito, ma un regime; non è soltanto un regime ma una fede; non è soltanto una fede, una grande religione della Patria, che ha ormai conosciuto tutte le masse del popolo italiano. »

Dopo grandi applausi e grida di « Viva il fascismo! », l’on. Mussolini riprende il suo discorso e dice: « Non vi sembri strano se ora vi farò delle dichiarazioni politiche d’una certa importanza. Non è la prima volta che comunico direttamante al popolo, senza apparati ufficiali di sorta, le mie convinzioni e le mie decisioni. Mi si deve credere sempre, ma soprattutto quando parlo al popolo, guardandolo negli occhi e ascoltando i battiti del suo grande cuore.

Parlo a voi, ma parlo in questo momento a tutti gli italiani, e la mia voce, per intuitive ragioni, avrà indubbiamente una eco oltre Alpi e oltre Oceano. Voglio dirvi che io difenderò la lira italiana fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo sangue. Non infliggerò mai a questo meraviglioso popolo italiano, che da quattro anni lavora con ascetica disciplina ed è pronto ad altre più gravi rinuncie, l’onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira ».

Applausi prolungati interrompono il discorso del Capo del Governo; si grida: « Viva Mussolini! », « Viva il fascismo! ». L’onorevole Mussolini invita ripetutamente la folla al silenzio, e quando cessano le ovazioni, prosegue:

« Il regime fascista resisterà con tutte le sue forze ai tentativi di iugulazione delle iene finanziarie avverse, deciso a stroncarle quando siano individuate all’interno. Ma la lira che è il segno della nostra economia, il simbolo dei nostri lunghi sacrifici e del nostro tenace lavoro, va difesa e sarà difesa fermissimamente, a qualunque costo. Quando mi occorre di scendere in mezzo ad un popolo che realmente lavora io sento che così parlando ne interpreto sinceramente il sentimento, le speranze, le volontà.

« Cittadini, camicie nere! Ho già pronunciato la parte più importante del mio discorso destinata a dissipare le nebbie della incertezza e a fiaccare gli eventuali conati del torbido disfattismo ».

II capo del Governo domanda quindi alla folla se sia disposta ai sacrifici necessari. La moltitudine grida ripetutamente «SI!». L’on. Mussolini invita infine la folla a ripetere con lui «Viva l’Italia!» «Viva il fascismo!». La folla ripete il grido e allorché il Primo Ministro scende nella piazza lo circonda acclamandolo ed inneggiando lungamente.