Chi ha rispettato il 3% deficit/PIL in 20 anni di euro?

Fra i più conosciuti dei parametri previsti nel trattato di maastricht del 1992, era quello di rispettare un rapporto deficit/PIL non superiore al 3%.

L’ideatore di questa regola è il francese Guy Abeille che ha più volte ammesso al pubblico che il 3% non ha alcun fondamento scientifico

Vediamo un breve estratto dalla trasmissione RAI “Presadiretta”, in un servizio del 2015, ripreso anche nel film PIIGS. Segue trascrizione dei dialoghi.

Abeille: Una sera del 1981, nel mio ufficio arriva una telefonata dall’Eliseo. Il nuovo Presidente Mitterrand voleva urgentemente una norma che fissasse un tetto alla spesa pubblica. Il Presidente cercava qualcosa di semplice, di pratico. Non voleva una teoria economica: solo uno strumento a uso interno.

Giornalista: E hanno incaricato lei

Abeille: si, ma tutte le soluzioni ci sembravano troppo complicate. Ci è venuto in mente il deficit e abbiamo detto: “mettiamolo in rapporto con il Pil”.

Allora abbiamo visto quale era il nostro deficit di quell’anno, quale era il Pil, abbiamo fatto una semplice operazione ed è venuto fuori il 3%.

Giornalista: una banale proporzione… e quanto tempo ci avete messo per elaborare questo numero magico?

Abeille: Ci abbiamo messo un’oretta circa.

Poi io e il mio collega siamo andati dal nostro capo e abbiamo detto: “Abbiamo la formula: 3%”.

E lui ha risposto: “Perfetto! Per noi la giornata è finita. Possiamo tornare a casa e raccontare la storia agli amici“.

Giornalista: Quindi questo 3% è totalmente casuale: se in quel momento il rapporto deficit/Pil fosse stato del 4 o del 2, ci sarebbe stato un altro numero.

Abeille: esattamente: nessun criterio scientifico.

Giornalista e come arriviamo a Maastricht?

Abeille: Dieci anni dopo, quando a Maastricht bisognava trovare una regola per l’Unione Monetaria, Trichet, che all’epoca era il nostro capo del Tesoro, disse: “Noi abbiamo un numero che ha funzionato benissimo in Francia: il 3%”.

Giornalista: beh una storia incredibile. Un ragazzo di 30 anni in meno di un’ora tira fuori un numero, del tutto arbitrario, e quella formula diventa il cappio a cui siamo impiccati da 15 anni…

Abeille: La cosa interessante di questa storia è che da quando il 3% è diventato una regola tutti poi hanno dovuto legittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica, della gente che vota.

Gli economisti hanno elaborato mille spiegazioni scientifiche, ma io le posso garantire che le cose sono andate esattamente come le ho raccontate.

TIRIAMO LE SOMME

Fatta questa piccola premessa, vediamo l’evoluzione del deficit dal 1999 al 2019 dei dodici paesi che firmarono Maastricht.

Segue tabella su dati AMECO (ultimo aggiornamento 6 maggio 2020)

199920002001200220032004200520062007200820092010201120122013201420152016201720182019
Belgio-0,6-0,10,20-1,9-0,2-2,70,20,1-1,1-5,4-4,1-4,3-4,3-3,1-3,1-2,4-2,4-0,7-0,8-1,9
Germania-1,7-1,6-3-3,9-3,7-3,3-3,3-1,70,3-0,1-3,2-4,4-0,9000,60,91,21,21,91,4
Irlanda3,54,80,9-0,50,31,31,62,80,3-7-13,8-32,1-12,8-8,1-6,2-3,6-2-0,7-0,30,10,4
Grecia-5,8-4,1-5,5-6-7,8-8,8-6,2-5,9-6,7-10,2-15,1-11,2-10,3-8,9-13,2-3,6-5,60,50,711,5
Spagna-1,2-1,2-0,5-0,3-0,4-0,11,22,11,9-4,6-11,3-9,5-9,7-10,7-7-5,9-5,2-4,3-3-2,5-2,8
Francia-1,6-1,3-1,4-3,2-4-3,6-3,4-2,4-2,6-3,3-7,2-6,9-5,2-5-4,1-3,9-3,6-3,6-2,9-2,3-3
Italia-1,8-2,4-3,2-2,9-3,2-3,5-4,1-3,6-1,3-2,6-5,1-4,2-3,6-2,9-2,9-3-2,6-2,4-2,4-2,2-1,6
Lussemburgo3,15,55,720,3-1,4-0,21,94,43,5-0,2-0,40,60,50,81,31,31,81,33,12,2
Paesi Bassi0,31,2-0,5-2,1-3,1-1,8-0,40,1-0,10,2-5,1-5,2-4,4-3,9-2,9-2,2-201,31,41,7
Austria-2,6-2,4-0,7-1,4-1,8-4,8-2,5-2,5-1,4-1,5-5,3-4,4-2,6-2,2-2-2,7-1-1,5-0,80,20,7
Portogallo-3-3,2-4,8-3,3-5,7-6,2-6,1-4,2-2,9-3,7-9,9-11,4-7,7-6,2-5,1-7,4-4,4-1,9-3-0,40,2
Finlandia1,76,954,12,42,22,745,14,2-2,5-2,5-1-2,2-2,5-3-2,4-1,7-0,7-0,9-1,1

Facciamo allora un po’ di conti, quante volte è stato sforato il 3% in ordine crescente, dal più “disciplinato” al meno disciplinato.

Lussemburgo – 0 volte su 21 (media +1,77%)

Finlandia 0 volte su 21 (media +0,85%)

Austria 3 volte su 21 (media -2,06%)

Paesi Bassi 5 volte su 21 (media -1,31%)

Germania 6 volte su 21 (media -1,11%)

Belgio 6 volte su 21 (media -1,84%)

Irlanda – 7 volte su 21 (media -3,39%)

Italia – 8 volte su 21 (media -2,93%)

Spagna – 9 volte su 21 (media -3,57%)

Francia – 13 volte su 21 (media -3,55%)

Portogallo – 15 volte su 21 (media -4,78%)

Grecia – 17 volte su 21 (media -6,25%)

20 ANNI DI EURO

Cominciamo dalla fine della classifica.

La Grecia inizialmente non doveva prendere parte all’unione monetaria, ma nel 2002 fu presente anche il paese ellenico all’arrivo dell’euro nei nostri portafogli (inteso come monete e banconote).

Era già evidente prima, ma anche dopo questa analisi che la Grecia non avrebbe mai dovuto prendere parte all’unione monetaria, probabilmente più di tutti gli altri paesi dell’eurozona

Il Portogallo, spesso usato come esempio virtuoso, è in realtà fra i peggiori esempio possibile di “rigore dei conti”, con buona pace dei “portogallisti

Al terzultimo posto troviamo la Francia che ha ampiamente sforato sia prima che dopo la crisi del 2008.

Questo prova, come dicevamo all’inizio, che i francesi sapevano benissimo che il 3% era una regola arbitraria.

Con buona pace di tutti gli economisti, anche nostrani, che hanno provato a giustificare la regola del 3%

L’Italia si trova all’ottavo posto, tuttavia nella media dei 21 esercizi considerati, l’Italia ha rispettato la regola del 3%.

FONTE: ISTAT – Saldi di finanza pubblica in rapporto al PIL

Il dato definitivo sul 2019, certificato anche dall’ISTAT, è un dato che in pochi si aspettavano: l’1,6% di deficit contro un’aspettativa del 2,04%.

https://youtu.be/EbmUO5Rv4Ms

Gli unici paesi “puri e casti” sono Lussemburgo e Finlandia, con una media dei saldi che risulta con segno positivo, hanno dunque fatto, in media avanzo di bilancio.

I DEFICIT DOPO LA CRISI DEL 2008

20092010201120122013201420152016201720182019
Belgio-5,4-4,1-4,3-4,3-3,1-3,1-2,4-2,4-0,7-0,8-1,9
Germania-3,2-4,4-0,9000,60,91,21,21,91,4
Irlanda-13,8-32,1-12,8-8,1-6,2-3,6-2-0,7-0,30,10,4
Grecia-15,1-11,2-10,3-8,9-13,2-3,6-5,60,50,711,5
Spagna-11,3-9,5-9,7-10,7-7-5,9-5,2-4,3-3-2,5-2,8
Francia-7,2-6,9-5,2-5-4,1-3,9-3,6-3,6-2,9-2,3-3
Italia-5,1-4,2-3,6-2,9-2,9-3-2,6-2,4-2,4-2,2-1,6
Lussemburgo-0,2-0,40,60,50,81,31,31,81,33,12,2
Paesi Bassi-5,1-5,2-4,4-3,9-2,9-2,2-201,31,41,7
Austria-5,3-4,4-2,6-2,2-2-2,7-1-1,5-0,80,20,7
Portogallo-9,9-11,4-7,7-6,2-5,1-7,4-4,4-1,9-3-0,40,2
Finlandia-2,5-2,5-1-2,2-2,5-3-2,4-1,7-0,7-0,9-1,1

Adesso rifacciamo i conti prendendo i causa gli anni dal 2009 al 2019.

Ecco allora la classifica degli ultimi 11 esercizi, a parità di numero di “sforamenti” avanza chi ha la media del deficit più bassa

Lussemburgo – 0 volte su 11 (media +1,12%)

Finlandia – 0 volte su 11 (media -1,86%)

Germania – 2 volte su 11 (media -0,12%)

Austria – 2 volte su 11 (media -1,96%)

Italia – 3 volte su 11 (media -2,99%)

Paesi Bassi 4 volte su 11 (media -1,94%)

Belgio – 6 volte su 11 (media -2,95%)

Irlanda – 6 volte su 11 (media -7,19%)

Portogallo – 7 volte su 11 (media -5,2%)

Grecia – 7 volte su 11 (media -5,84%)

Francia – 8 volte su 11 (media -4,34%)

Spagna – 8 volte su 11 (media -6,54%)

In questa classifica di devozione al sacro vincolo del 3%, mostra come l’Italia abbia fatto i “compiti a casa”, specie negli ultimi 10 anni.

L’italia in media, ha rispettato il tetto del 3% sia negli ultimi dieci anni, sia dal lontano 1999 (anno del lancio dell’euro).

Gli esempi che – i professoroni euronomani sempre in televisione – ci vendevano come “virtuosissimi”, come avete visto la realtà è un pochettino diversa. Vedi in particolare Portogallo, Spagna e Belgio.

In questi giorni poi si è parlato molto dell’Olanda e della sua presunta superiorità, ma ha sfortato una volta in più il tetto del 3% rispetto all’Italia.

Francia e Spagna, negli ultimi dieci anni, sono stati i paesi che hanno sforato di più

E come detto prima, questo conferma che il regola del deficit al 3% è paragonabile a un feticcio inutile.