Davvero importanti le ultime notizie che ci arrivano dalle “fonti ufficiali” riguardo l’attuale disastro economico: crollo da record del PIL italiano, il 38,8% delle imprese rischia il fallimento, difficoltà delle famiglie a pagare le rate del mutuo e rischio di finire i risparmi entro 3 mesi.
Vediamo nei dettagli i comunicati provenienti dalla commissione europea, dall’ISTAT e dalla Banca d’Italia.
STIME PIL AL RIBASSO PER IL 2020
La commissione europea ha recentemente pubblicato le nuove previsioni sul PIL
Indovinate chi è il peggiore della classe? Proprio l’Italia!
Le previsioni aggiornate danno il PIL dell’Italia al -11,2% nel 2020, mentre a marzo si prevedeva un crollo più contenuto (-9,5%).
Per il 2021 l’Italia si prevede una crescita del 6,1% – questa volta in linea con la media dell’eurozona – contro la precedente stima del 6,5%. Insomma il rimbalzo del gatto morto…
Per quanto riguarda la media dell’area euro per il 2020 è del -8,7% mentre per il 2021 del 6,1%
Per chi conosce l’inglese tutti i documenti a riguardo si trovano su questo link.
L’ALLARME DELL’ISTAT
L’ISTAT ha da poco rilasciato la Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dei mesi di maggio e giugno 2020.
A pagina 6 c’è un focus sulle imprese, leggiamo:
L’impatto della crisi sulle imprese è stato di intensità e rapidità straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell’occupazione, circa 3,6 milioni di addetti, e al 22,5% del valore aggiunto, circa 165 miliardi di euro) ha denunciato l’esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell’anno.
Il pericolo di chiudere l’attività è più elevato tra le micro imprese (40,6%, 1,4 milioni di addetti) e le piccole (33,5%, 1,1 milioni di occupati) ma assume intensità significative anche tra le medie (22,4%, 450 mila addetti) e le grandi (18,8%, 600 mila addetti).
Insomma nel corso dell’anno almeno un occupato su quattro rischia di rimanere a casa per sempre
L’ALLAME DELLA BANCA D’ITALIA
Fresco di pubblicazione “l’indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane nel 2020“, è basato su un campione di 3079 individui con i dati raccolti fra marzo e aprile. Leggiamo il documento:
Le principali evidenze che emergono da una prima analisi descrittiva dei dati sono le seguenti.
– Poco meno della metà degli individui dichiara che prima dell’emergenza sanitaria arrivava alla fine del mese con difficoltà, con quote più elevate per i lavoratori dipendenti a termine e per i disoccupati (rispettivamente pari al 55 e al 64 per cento, tav. 1).
– Negli ultimi due mesi, corrispondenti alla fase più rigida delle misure di contenimento dell’epidemia, oltre la metà degli individui dichiara di aver subito una riduzione nel reddito familiare, anche tenendo conto degli eventuali strumenti di sostegno ricevuti; per il 15 per cento il calo è di oltre la metà del reddito complessivo.
L’impatto è più negativo tra i lavoratori indipendenti: quasi l’80 per cento ha subito un calo nel reddito e per il 36 per cento la caduta è di oltre la metà del reddito familiare (tav. 2).
– Circa la metà della popolazione si aspetta una riduzione del reddito familiare anche nell’arco dei prossimi 12 mesi, anche se di intensità inferiore a quella degli ultimi due mesi: solo il 7 per cento ritiene che tra un anno il reddito della sua famiglia avrà subito un calo di oltre il 50 per cento rispetto a quello precedente l’emergenza sanitaria (tav. 3).
Anche tra coloro che riportano una caduta di oltre il 50 per cento del reddito negli ultimi 2 mesi, più della metà si aspetta che tra un anno il calo sarà ridimensionato e il 15 per cento ritiene che il reddito tornerà ai livelli precedenti l’emergenza sanitaria.
– Oltre a un diffuso calo nei redditi, più di un terzo degli individui dichiara di disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti per meno di 3 mesi a coprire le spese per consumi essenziali della famiglia in assenza di altre entrate, un periodo compatibile con la durata del lockdown legato all’emergenza Covid-19. Questa quota supera il 50 per cento per i disoccupati e per i lavoratori dipendenti con contratto a termine (tav. 4).
Poco meno di un quinto dei lavoratori indipendenti e dei lavoratori dipendenti con contratto a termine si trova in questa condizione e contemporaneamente ha subito una riduzione di oltre il 50 per cento del reddito familiare nei primi due mesi della emergenza sanitaria.
– Utilizzando come riferimento omogeneo una soglia di povertà relativa stimata sulla base dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie italiane (IBF) del 2016*, la quota di popolazione che non ha sufficienti risorse finanziarie liquide per poter restare alla soglia di povertà per 3 mesi in assenza di altre entrate raggiunge il 55 per cento.
*La soglia di povertà è definita come il 60 per cento della mediana del reddito equivalente, ottenuto dividendo il reddito familiare per la radice quadrata del numero dei componenti della famiglia.
– Quasi il 40 per cento degli individui indebitati dichiara di avere difficoltà nel sostenere le rate del mutuo a causa della crisi; la quota è più elevata nel Centro e nel Mezzogiorno (tav. 5).
Solo un terzo di chi è in difficoltà con il pagamento delle rate del mutuo ha fatto ricorso o intende far ricorso alla moratoria mutui. Fra coloro che hanno un finanziamento per credito al consumo la percentuale di individui in difficoltà con il pagamento della rata è del 34 per cento.
– L’emergenza sanitaria incide negativamente anche sulle aspettative di spesa: circa il 30 per cento della popolazione dichiara di non potersi permettere di andare in vacanza la prossima estate e quasi il 60 per cento ritiene che anche quando l’epidemia sarà terminata le proprie spese per viaggi, vacanze, ristoranti, cinema e teatri saranno comunque inferiori a quelle pre-crisi.
Mala tempora currunt!