Il processo al gerarca nazista Adolf Eichmann (articolo del 1961)

L’archivio de La Stampa è stato quasi sempre una costante in questo sito, una vera miniera d’oro per comprendere la storia del secolo scorso, ma al momento non è consultabile per operazioni di manutenzione.

In attesa che torni operativo, ecco la trascrizione di un articolo pubblicato nel numero dell’11-12 dicembre 1961, dove si racconta il processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, colui che è noto per la frase “eseguivo ordini” per tentare di giustificare i suoi crimini contro l’umanità.

Tale obiezione non solo fu rigettata, ma fu testualmente definita “ridicola” da uno dei giudici. Fatta questa piccola premessa ecco il testo dell’articolo (qui la pagina originale in PDF).

Buona lettura.


Ore solenni e drammatiche alla Corte di Gerusalemme riaperta stamane

Lo sterminatore Eichmann tutto tremante ascolta il verdetto che gli preannuncia l’esecuzione

Il Presidente Landau e i giudici «a latere» si alternano a leggere, in un silenzio profondo e teso, le decisioni della Corte: il criminale nazista è colpevole di tutti e quindici i capi d’imputazione, dodici dei quali comportano la pena di morte

Il dispositivo è corredato da un’ampia argomentazione giuridica, e demolisce ad una ad una le eccezioni e le tesi difensive di Servatius – Domani il Pubblico Ministero (così vuole la procedura israeliana) proporrà alla Corte la pena

In piedi, pallido nel suo abito scuro, l’imputato è scosso da un continuo tremore: si guarda intorno smarrito e talvolta prende appunti che passa al suo difensore

Gerusalemme, lunedì sera.

L’Alta Corte di giustizia di Gerusalemme, che ha ripreso le sue udienze stamattina alle ore otto, ha riconosciuto l’ex-ten. col. delle SS Adolf Eichmann colpevole di tutti i quindici capi d’accusa contestatigli. Essi comprendono delitti contro il popolo ebraico, delitti contro l’umanità, crimini di guerra nonché l’appartenenza ad organizzazioni dichiarate criminali dal tribunale militare internazionale di Norimberga. Dodici di tali capi d’accusa comportano la pena capitale.

Eichmann, vestito con un abito blu scuro e con una cravatta azzurra a strisce, era entrato pochi minuti prima dell’inizio della seduta nella sua cabina di retro a prova di proiettile sotto gli sguardi attenti delle circa, settecento persone presenti nella sala.

Dichiarata aperta l’udienza, il presidente della Corte, Moshe Landau, che ha al suo fianco i due giudici « a latere » Halevi e Caven, invita, l’imputato ad alzarsi. Nell’aula, si fa un silenzio assoluto, nessuno accenna più al minimo gesto. L’atto d’accusa è composto di trecento cartelle dattiloscritte, alla lettura delle quali si alternano i tre giudici. Comincia Landau dicendo con voce emozionata:

« Non vi è nulla di più grave dei crimini dei quali voi, Adolf Eichmann, siete stato accusato. Avete partecipato al peggiori delitti del periodo hitleriano, agendo con una dedizione totale ed assoluta per il trionfo di quell’infame causa. Nell’esaminare il vostro caso, la Corte si è limitata a prendere in considerazione le accuse elevate a vostro carico, ma occorre tener presente che sono state sollevate questioni di grande importanza che esigono una chiarificazione. Come sono potuti avvenire i fatti in questione? Perché sono stati proprio i tedeschi a compiere questi crimini? Lo si sarebbe evitato se gli Alleati avessero manifestato la loro volontà di assistere gli ebrei perseguitati? Quali sono state le cause di questo antisemitismo? Cosa può essere fatto per impedire che si ripetano questi orrori?  »

Dopo la lettura della conclusione cui è giunto il tribunale, vale a dire il riconoscimento della colpevolezza di Eichmann per tutti i quindici capi d’accusa, l’imputato viene autorizzato a rimettersi a sedere. Mentre egli si accinge a farlo, un tremito appena visibile scuote le sue spalle. L’imputato tiene lo sguardo fisso sui giudici; anche le sue labbra tremano.

La lettura del lunghissimo dispositivo procede rapidamente, ma l’imputato non perde una parola di esso, grazie alla traduzione in tedesco che giunge al suoi orecchi per mezzo della cuffia. Ogni tanto prende degli appunti che senza dubbio passerà poi al suo difensore, l’avvocato Robert Servatius. Questi siede solo al suo tavolo non avendo portato con se né il suo assistente né il suo segretario.

Una visione panoramica del Tribunale di Gerusalemme dinanzi al quale Adolf Eichmann è ricomparso stamane (Tel. a «Stampa Sera»)

Al presidente Landau succede nella lettura del documento il giudice Benyamin Halevi il quale illustra le ragioni in base alle quali il tribunale è giunto alla conclusione di essere competente a giudicare Eichmann:

« La legislazione israeliana non è in contrasto con le leggi della giustizia naturale. Istituendo il principio della responsabilità retroattiva, non abbiamo creato nuovi crimini. Del resto gli stessi nazisti sapevano benissimo che le loro attività erano criminali. Ciò è dimostrato dal fatto che fecero di tutto per far scomparire le tracce delle loro azioni bruciando i corpi delle loro vittime ebree, disperdendo le toro ceneri e distruggendo tutti i documenti della “Gestapo”. È ridicolo pensare che Eichmann possa trincerarsi dietro la giustificazione degli “ordini superiori” e sostenere che solo lo Stato nazista è responsabile per i delitti commessi nel quadro della cosiddetta “soluzione del problema ebraico”. Le leggi dell’umanità impegnano gli individui. La responsabilità della Germania in quanto Stato non diminuisce di un millimetro la responsabilità personale dell’accusato ».

È quindi la volta del giudice Izhak Caven che prosegue la lettura dell’atto d’accusa demolendo a una a una le tesi e le eccezioni sollevate dalla difesa. Ogni tanto Eichmann volge il viso verso il suo avvocato e verso le persone presenti nell’aula, molte delle quali sono familiari di vittime dei massacri nei quali l’imputato svolse una parte di primissimo piano.

Caven sottolinea come le stesse Nazioni Unite abbiano riconosciuto che il genocidio è un delitto contro il diritto internazionale. « Eichmann — esclama con voce vibrata — si è reso colpevole proprio di genocidio. Tutte le persecuzioni naziste degli ebrei erano di sua competenza: l’arresto, la deportazione, la confisca della proprietà, la sterilizzazione, la creazione di condizioni talmente abiette da condurre alla morte delle vittime. Fu Eichmann a organizzare il trasporto degli ebrei nei campi di sterminio ed è stato in seguito alle sue azioni che sono morte sei milioni di persone, oltre la metà dell’intera popolazione ebraica d’Europa. Per tutto questo insieme di inaudite crudeltà, la Corte non può che respingere l’asserzione dell’imputato secondo cui Israele non ha il diritto di processarlo per delitti commessi altrove e in base a una legge approvata dopo i tragici fatti ».

La lettura dell’atto di accusa terminerà probabilmente domattina. Va tenuto presente che il documento non contiene alcuna indicazione di pena, ma si limita a stabilire le ragioni per le quali Eichmann deve essere considerato colpevole. Il compito di « consigliare » il tribunale sulla condanna spetterà domani al procuratore generale Hausner, lo stesso che presentò a suo tempo cataste di documenti e decine di testimoni tra cui persone sopravvissute miracolosamente ai campi di sterminio. Dopo la requisitoria di Hausner, si avrà l’arringa del difensore Servatius. Verrà quindi concessa un’ultima volta la parola all’imputato, dopo di che là Corte si ritirerà in camera di consiglio per deliberare sull’entità della pena. Il verdetto verrà reso noto con ogni probabilità venerdì o, al massimo, lunedì prossimo.

La prima fase del processo contro Eichmann s’iniziò l’undici aprile scorso concludendosi il successivo quattordici agosto. Nel corso di centoventi udienze, durate 390 ore, erano stati presentati 1434 documenti dell’accusa e 60 a discarico, 111 testimoni a carico e otto della difesa interrogati per rogatoria. I resoconti stenografici delle udienze sono stati raccolti in volumi per complessive 3800 pagine.

Se Eichmann verrà condannato a morte, il Parlamento israeliano dovrà approvare una legge speciale che ne permetta l’impiccagione. In tal caso dall’estero verrà fatto venire un « volontario » per eseguire la sentenza. Dalla costituzione dello Stato di Israele, nel 1954, nessuno è stato sinora giustiziato.